Chiaro di Cosi


Leggo spesso "Il Giornale", e soprattutto i commenti dei lettori: cerco di capire il loro punto di vista, con simpatia umana e curiosità vera, senza pregiudizi, a volte (molte volte), però, resto esterrefatto. Eccone uno molto significativo, di qualche ora fa soltanto. Non mi permetto di contraddire le valutazioni generali sul Presidente del Consiglio, meno che mai quelle sulla magistratura, pur non condividendone una sola sillaba. Vorrei richiamare l'attenzione, piuttosto, su quel "beato lui che può permetterselo" e sull'idea che chi non s'impegna a  sedurre quindicenni e non approva che altri lo facciano, meno che mai col denaro, in tarda età e serialmente, parla soltanto "per invidia", essendo o un "impotente" o un "depravato matricolato", in quanto si sa che  le "giovani donne, a chi non piacciono?", cioè che piacciono a tutti, e che tutti le fanno, le "porcate" (almeno, le fanno i "beati" che possono "permetterselo"). Se questi sono i valori condivisi dalla nostra società, non so cosa dire, se non che io non li condividerò mai. Dico così perché la difesa nei confronti del Presidente del Consiglio da parte di chi dice di volergli bene, non è impostata sulla protesta di innocenza ("le cose non sono come sembrano, non lo farebbe mai, è una montatura, non è vero"), e neanche sulla presunzione di innocenza che dev'essere riconosciuta sempre e comunque ("aspettiamo spiegherà farà chiarezza e vedrete che non ha fatto ciò di cui lo accusano"), ma sulla certezza della colpevolezza accompagnata dall'affermazione della liceità, per lui, non per altri? Sì, anche per altri, ma a determinate condizioni di tipo economico) di ciò che viene rimproverato al premier.

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